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Il percorso di adeguamento nella gestione ESG per le Less Significant Institutions (KPMG)

a cura di:

Giovanniluca Luise, Alessandro Martuccio, Luna Menna, Rosario Vasto

 

Less Significant Institutions: Normativa e standard di rendicontazione adottati

Il presente elaborato ha fornito una panoramica sul processo evolutivo dei temi ESG (Enviromental Social Governance) per quanto riguarda le Less Significant Institutions, ossia enti bancari non significativi.

L’obiettivo è quello di illustrare lo scenario nel quale operano tali banche in seguito allo sviluppo della finanza sostenibile, attraverso le pubblicazioni delle Dichiarazioni non Finanziarie.

Punto di partenza per tutto questo è lo studio della normativa in oggetto per tali banche, e quindi del D.Lgs. 254/2016; quest’ultimo prevede infatti che gli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni rendiconto specifiche informazioni di natura non finanziaria a partire dai bilanci relativi a esercizi con inizio dal 1/1/2. Come detto, tale decreto si rivolge ad enti di interesse pubblico di grandi dimensioni, ossia che:

  1. Durante l’esercizio finanziario, abbiano avuto in media, o su base consolidata per i gruppi, un numero di dipendenti superiore a 500;
  2. Alla data di chiusura del bilancio abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti
    • Abbiano avuto un attivo di stato patrimoniale superiore a 20 milioni;
    • Abbiano raggiunto ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 40 milioni;

La Dichiarazione non finanziaria riguarda le seguenti tematiche:

  • L’utilizzo di risorse energetiche e l’impiego di risorse idriche;
  • Le emissioni di gas ad effetto serra e le emissioni inquinanti in atmosfera;
  • L’impatto sull’ambiente nonché sulla salute e la sicurezza;
  • Aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale;
  • Rispetto dei diritti umani;
  • Lotta contro la corruzione.

Il mondo bancario, ad oggi è caratterizzato da un’ampia libertà in termini di divulgazione ESG, le banche possono infatti presentare le informazioni nel modo che ritengono più utile. I framework normativi da poter utilizzare sono: il SASB (Sustainability Accounting Standards Boards), il CDP (Carbon Disclosure Project), l’IR (Integrated Reporting Framework).

Tuttavia è bene sottolineare che lo standard di rendicontazione maggiormente diffuso ed utilizzato ad oggi è il GRI (Global Reporting Initiative).

Il GRI è un’organizzazione internazionale indipendente nata proprio con l’obiettivo di aiutare sia il pubblico che il privato a comprendere, misurare e comunicare l’impatto che una qualsiasi attività possa avere sulle varie dimensioni della sostenibilità. Il sistema in particolare, distingue tra tre standard universali e tre serie di standard specifici per le tre dimensioni fondamentali della sostenibilità.

Il punto di partenza è il GRI 101 (Foundation), il quale permette di inquadrare e spiegare come viene usato e regolato il set di parametri, introducendo i 10 principi fondamentali. Parallelamente vanno applicati anche gli altri due standard universali:

  • GRI 102 (General Disclosures), che serve a riportare informazioni di contesto relative all’organizzazione e le sue pratiche di rendicontazione;
  • GRI 103 (Management Approach), il quale invece è utile per spiegare la questione di quegli aspetti della propria attività che hanno un impatto più importante sugli stakeholder.

Risultato indagine Banca d’Italia e buone prassi

La successiva parte dell’elaborato ha riguardato lo studio e l’analisi dell’indagine condotta da Banca d’Italia su 21 LSI; agli intermediari è stato sottoposto un questionario articolato in 4 macro-aree:

  • Governance e propensione al rischio;
  • Valutazione di materialità;
  • Business model;
  • Gestione dei rischi.

L’indagine tematica, estesa sia al rischio di transizione sia al rischio fisico, ha evidenziato, al netto di alcune positive eccezioni, un basso grado di allineamento alle aspettative di vigilanza, ma al contempo una crescente consapevolezza sull’importanza di tali tematiche. Circa il 60% degli intermediari ha ricevuto una valutazione sfavorevole in oltre il 50% dei driver analizzati. La maggiore criticità riguarda la disponibilità di dati e di sistemi informativi evoluti per la loro gestione. A valle dell’indagine svolta, Banca d’Italia ha individuato delle buone prassi con riferimento alle macro-aree oggetto della ricerca.

Less Significant Institutions e DNF: un’analisi comparativa

Fondamentale importanza all’interno del presente elaborato, ricopre l’analisi comparativa avente ad oggetto 10 Less Significant; si è proceduto nel seguente modo: Individuazione di un perimetro di 10 LSI; Determinazione di elementi caratterizzanti all’interno delle rispettive DNF; Evidenziazione di eventuali differenze di interpretazione di tali elementi.

Le banche oggetto del confronto sono le seguenti:

  • BCP
  • BAPR
  • IBL BANK
  • BANCA SELLA
  • BANCA VALSABBINA
  • BANCA POPOLARE PUGLIESE
  • BANCA POPOLARE DELL’ALTO ADIGE
  • BFF BANK
  • CASSA DI RAVENNA
  • ILLIMITY BANK

In particolare l’analisi si è strutturata su diverse macroaree:

  • valutazione di materialità;
  • corporate governance;
  • azioni sostenibili messe in atto;
  • l’impronta che ogni Less da al Pillar III.

Per quanto riguarda la valutazione di materialità, innanzitutto con tale termine ci si riferisce all’identificazione di quei temi che riflettono gli impatti economici, ambientali e sociali significativi dell’azienda e capaci di influenzare in modo sostanziale le valutazioni e le decisioni degli stakeholder.

Nell’ambito delle 10 LSI analizzate, la ricerca svolta ci ha permesso di identificare che tutte le banche hanno individuato tematiche similari, si evidenzia quindi una convergenza di elementi prioritari all’interno della valutazione di materialità.

Governance:

Ulteriore elemento di confronto per il presente lavoro è la Governance; l’impegno ESG si basa infatti sull’idea che le aziende debbano assumersi la responsabilità dell’impatto che creano. La governance è un fattore essenziale in questo ambito: riguarda l’analisi del modo in cui l’organizzazione viene gestita. È incentrata su fattori quali salario della dirigenza, donazioni, lobbismo politico, strategia fiscale, diversità del CdA ecc. Il primo elemento che è stato reputato essenziale ai fini di una buona Governance ESG è stato senz’altro la valutazione di specifici Comitati ESG all’interno del CdA.

Sono numerose le ragioni che conducono a valutare con favore la costituzione di appositi comitati di sostenibilità. Relativamente a ciò le banche sembrano più disallineate: infatti 6 banche delle 10 analizzate hanno già previsto l’implementazione di uno specifico comitato ESG, 3 non ancora ed un’ultima prevede di costituirlo nel prossimo esercizio.

Parlando di buona governance, non si può non menzionare la Gender diversity, ossia la presenza di amministratrici donne nel consiglio; numerosi sono gli studi che hanno riportato gli innumerevoli vantaggi dell’introduzione nei board delle donne, questi includono:

  • Aumento della diversità di opinioni nel consiglio d’amministrazione;
  • Apporto di input strategici nel consiglio;
  • Il migliorare l’immagine della società, fornire modelli femminili e mentori.

Nonostante ci siano tantissime buone ragioni, come visto, nell’ambito dell’indagine svolta i risultati non mostrano ancora significative evidenze di una forte crescita delle quote rosa all’interno del board: solo 2 banche prevedono quasi il 50% di donne nel consiglio di amministrazione, ossia BFF ed Illimity Bank.

Ulteriore oggetto di indagine, è stata l’eventuale implementazione di tematiche ESG, all’interno del Pillar III che ha l’obiettivo di fornire un’informativa specifica e di migliorare la capacità da parte degli enti di comunicare la propria struttura del capitale, l’esposizione ai rischi e le politiche di copertura.

Le evidenze dimostrano che 4 banche citano sinteticamente tematiche ESG nel Pillar III, la restante parte, per quanto riguarda l’informativa ESG, rimanda alla DNF.

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